lunedì, dicembre 18, 2006

Il passato è una M40


Ieri sono tornato alla casa di mio nonno, era da tanto che non andavo. Forse perché ogni volta che entro il dolore mi assale come se fosse successo ieri. Lì vivono ancora mia nonna con mia zia, e sono andato per far loro compagnia in un brutto pomeriggio d’inverno. Da giorni pensavo e ripensavo a una cosa che mi legava tanto a quella casa quando ero bambino, a una cosa che mi riporta ai tempi in cui mio nonno mi teneva sulle sue ginocchia nello studio e passavo ore ad impiastricciarmi le dita con inchiostro rosso e nero: la sua macchina da scrivere.

Una Olivetti M40, bella e misteriosa come gli ingranaggi di una macchina di altri tempi, elegante e severa come una Buick. L’ho presa con me e l’ho riportata a casa. Pesava una tonnellata, ha il carrello lungo. Ho passato ore ad osservarla, a passare le dita sul ferro scuro e freddo, lasciando tracce lucide sulla polvere che si era accumulata durante tanti anni di inutilizzo. È strano dire come la sensazione di quei tasti duri e tondi, bordati di ferro cromato, sotto la punta delle dita susciti un’emozione tanto forte da pesare in mezzo al petto, come una mano invisibile che accarezzi il cuore. È come una scossa, un brivido continuo, il lavoro di memoria e messa a fuoco dei giorni della nostra vita, quando un oggetto dimenticato e a lungo nascosto si trasforma all’improvviso in una prodigiosa macchina del tempo.

E ora mi accingo a tirar fuori dalla polvere, faticosamente, tutti quei giorni che avevo scordato di vivere ancora, nella frenesia di rimanere al passo con il presente e di rincorrere il futuro…

3 Comments:

Blogger Unknown said...

Qualche anno fa, causa momentanea indisponibilità del PC, mi misi a realizzare alcuni lavori con una vecchia macchina da scrivere meccanica, di poco più recente di quella del tuo post...
Nonostante l'iniziale incasinamento dato dalla semplice impossibilità di cancellare quanto già scritto, iniziai a provare un gusto perverso nel sentire il ticchettio sordo e continuo di quei tasti mentre le mie idee passavano su carta, attraverso un inchiostro che le rendeva innegabili, molto più di quanto potessero dei pixel anneriti...
Ogni tanto, quando ho tempo e pazienza, quando scrivo solo per me, torno a farmi maturare dei bei calli d dattilografo, per il puro piacere di sentirli sui polpastrelli...

22:58  
Anonymous Anonimo said...

grande macchina...ma quanto consumerà?...vabbè...comunque pensavo ti trovare qualche post compromettente...che fine avete fatto?
ciao!
qwerty

00:06  
Blogger Unknown said...

Ciao Ste', come anticipato presto mi vedrai a Roma in pianta stabile! Anzi, mi sa che ti telefonerò per vedere se conosci qualcuno che cerca un coinquilino! :-)

18:30  

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