venerdì, dicembre 22, 2006

Il codice Puk – pt 1



-
Inserire codice pin.
- Hai provato con quattro-quattro-otto-sette?... Io dico che è quello.
- Uhmmm…
- Oppure potrebbe essere quattro-otto-tre-sette?...
- Mah… Provo.
- 7-9-1-5
- Codice errato. Ancora due tentativi.
- Cristo! Non mi ricordo più il pin… E ora come faccio ad accenderlo?
- Mmmh… Prova con uno-due-tre-quattro…
- Non sono sicuro, mi sembra che c’era un sette di mezzo… poi un tre, o un sei.
- Se non sei sicuro allora aspetta un po’, che magari dopo ti torna in mente da solo.
- Si, hai ragione… ma non capisco come sia possibile. Di solito lo inserisco a occhi chiusi ‘sto codice. Che sia lo stress?...
- Dai, adesso andiamo che siamo già in ritardo per il corso.
- Ok.
-
- No no no, aspetta… Non può essere. Ma ti pare che mi scordo il pin? Non può essere! ‘spetta che ci riprovo un attimo, eh?
- Uff…
- Inserire il codice pin.
- 7-6-1-5
- Codice errato. Ultimo tentativo.
- AAAAAAARRGGHHH!!! Era quello! Bastardo!!! Sono sicuro che era quello, brutto…!!!
-
- E ora che succede se sbaglio pure il terzo? Mi bruciano la carta?
- Non lo so. Aspetta di andare in un centro ***.
- Si, hai ragione. Non devo avere fretta.
-
- E poi magari mi ritorna in mente da solo se non ci penso per un po’.
- Ecco, bravo. Adesso però andiamo.
-
- Inserire il codice pin.
- Io sono sicuro che c’era un sette, e poi una cosa tipo: uno-cinque-tre. O nove…
- ANDIAMO!
- D’accordo.
- Hell’o’moto…
- Dai, ultimo tentativo… ultimo, giuro! L’ha detto anche il telefonino che è l’ultimo!
- Umpf
- Allora… si si si! Stavolta sono certo… era sette-sei-uno-cinque! Non ci sono dubbi… guarda, sono tre minuti che passo le dita sulla tastiera, e il movimento mi viene naturale…
- Già…
- Eh, la memoria tattile… lo dicono sempre anche i giapponesi: karadade oboeru! Meno male che abbiamo l’istinto che ci salva quando la ragione vien meno!
- Seee…
- Allora, vado… sette-sei-uno-cinque… vado, eh?
- Vai, vai…
- Inserire codice pin.
-
- E se poi lo sbaglio?
- … Aspetta di andare in un centro ***!!
- Ok.
-
-
-
- Inserire codice pin.
- 4-4-8-7
- Codice errato. Sim bloccata. [ora espierai per tutti i tuoi peccati]
-NNNNNUUUUOOOOOOOOOOOOOOHHHHHH!!!!!MAPPORCADIQUELLATR&%$$£*éç§ÀZOCC&ò$%£#*&%$#@&%$£%$3#@DELLAVACCACCIADITUAMA#@/&$£&%...
- Per sbloccare la sim, inserire il codice puk.
-…EDIQUELGRAN/&@#%$&#@%$£#@%$/ç@#&%$&#@PORC&£46*§§§#@DIDD&%$&IOTISPACCOHAICAPITO?IOTISPACCOOOOOO!!!MANNAGGIAATTEEQUANDOT’HOCOMPRATOBOIAILDIRIGENTEDELLA***BECEROMAIA&%$&/£$§°ç+EEEEEEEEEEEEEEEHHH!!!!

- Non fare così…
-NNAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHH!!!!!!IO UCCIDOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!... Uh?! Il “puk”? Eccheccazzo è il “puk”?!


lunedì, dicembre 18, 2006

Il passato è una M40


Ieri sono tornato alla casa di mio nonno, era da tanto che non andavo. Forse perché ogni volta che entro il dolore mi assale come se fosse successo ieri. Lì vivono ancora mia nonna con mia zia, e sono andato per far loro compagnia in un brutto pomeriggio d’inverno. Da giorni pensavo e ripensavo a una cosa che mi legava tanto a quella casa quando ero bambino, a una cosa che mi riporta ai tempi in cui mio nonno mi teneva sulle sue ginocchia nello studio e passavo ore ad impiastricciarmi le dita con inchiostro rosso e nero: la sua macchina da scrivere.

Una Olivetti M40, bella e misteriosa come gli ingranaggi di una macchina di altri tempi, elegante e severa come una Buick. L’ho presa con me e l’ho riportata a casa. Pesava una tonnellata, ha il carrello lungo. Ho passato ore ad osservarla, a passare le dita sul ferro scuro e freddo, lasciando tracce lucide sulla polvere che si era accumulata durante tanti anni di inutilizzo. È strano dire come la sensazione di quei tasti duri e tondi, bordati di ferro cromato, sotto la punta delle dita susciti un’emozione tanto forte da pesare in mezzo al petto, come una mano invisibile che accarezzi il cuore. È come una scossa, un brivido continuo, il lavoro di memoria e messa a fuoco dei giorni della nostra vita, quando un oggetto dimenticato e a lungo nascosto si trasforma all’improvviso in una prodigiosa macchina del tempo.

E ora mi accingo a tirar fuori dalla polvere, faticosamente, tutti quei giorni che avevo scordato di vivere ancora, nella frenesia di rimanere al passo con il presente e di rincorrere il futuro…

giovedì, dicembre 14, 2006

Maledetta Mulino Bianco




Maledetta Barilla… e maledetti quei geni del male che hanno avuto la brillante idea di far comprare il brano di Zimmer per la loro pubblicità di merenducole, biscottini e grano saraceno! Poi mettiamoci pure il buon Zimmer, che invece di cospargersi lo corpore di benzina e darsi fuoco nella pubblica piazza per opporsi in maniera plateale alla vendita dei diritti della sua opera, si è felicemente intascato fior di soldoni (e che soldoni!...) per rifarsi le mattonelle del cesso che gli si erano incrinate durante l'ultima orgia satanica!

In effetti, detta così la cosa di Zimmer può sembrare un po’ drastica…

Ma come faccio a commuovermi nel momento più alto e poetico de Il Gladiatore se, mentre l’Eroe va incontro al suo destino dopo aver oltrepassato tutte le prove e gli ostacoli prescritti da Vogler per una storia ben riuscita, mi viene in mente uno strunz’ buzzurro con la falce e il cappello che accarezza il grano a Terrapille?! Come faccio ad esaltarmi quando Massimo Decimo Meridio, generale delle legioni Felix del glorioso Impero Romano esclama “Al mio via, scatenate l’Inferno!”, invece del gusto ferroso del sangue che ti accarezza le viscere come la lama di un pugnale arroventato, in bocca sento il sapore di Pangoccioli e Tegolini?!

Da oggi il boicottaggio sarà sanguinario e senza tregua…

mercoledì, dicembre 13, 2006

Step by step


Due giorni… poi una settimana… poi mi sa che non basterà nemmeno un mese. Ma intanto posto i laboriosi progressi che faccio nella Stanza Rossa. L’unica cosa che ha trovato un posto più o meno definitivo è il mostro. E per ora ho montato solo i “tamburi”, per i piatti e gli effetti ci vorrà un po’ di tempo. Naturalmente penserò a tutte le facilitazioni del caso per abbattere le barriere architettoniche - come mi ha sollecitamente suggerito il dott. arch. Gugliotta - e permettere a qualcuno di nostra conoscenza di circolare liberamente senza intruppare.

Sono ancora in alto mare. Ma per l'anno nuovo... uhuhuh...

martedì, dicembre 12, 2006

solitudine

Oggi ho visto la solitudine. Ho visto il dolore di chi si guarda indietro e non vede più qual è la strada che ha percorso, né quella che ha davanti. Il dolore di chi non riesce a parlare perché le parole non raggiungono il cuore, di chi si costringe in una prigione di vetro senza vie di uscita. E il peggio è che ora che lo vedo, non sono capace di fare niente per raggiungere quel cuore e parlare con il suo dolore.

Mi costruisco anche io la mia prigione.

sabato, dicembre 09, 2006

Un piccolo inciso culinario


Solo una breve extravaganza di natura mangereccia. Da quando ho un nuovo, magnifico mobile in cucina mi permetto di lanciarmi in grandiosi progetti cuocheschi, sfruttando la mia poca fantasia per prepararmi piatti che mai prima d'ora avrei avuto l’ardire di cucinare...

E allora, ieri sera, melanzane per tutti (ovvero per me…)!! Estate Andalusa!! Preso da uno di quei soliti raptus creativi, vado di coltellone e fettine, sale e macerazione, grill e fornelli parlanti infoiati, e per finire aglio, pepe, olio e peperoncino!!! Il tutto condito da un bel sughetto al pomodoro, leggero leggero come raccomanda nonna Pina… e il risultato è quello che potete cinicamente deprecare in foto. Peccato che non c’era la mia Valentina a cucinare, che sa come preparare succulenti manicaretti, e avrebbe saputo gestire la situazione molto meglio di me.

In conclusione, sono stato talmente soddisfatto del risultato di questo ardimentoso cimento che oggi per pranzo sono andato a comprare la pizza al forno dietro casa…

mercoledì, dicembre 06, 2006

Beceri vicini...


Avevo detto due giorni... E invece ecco qui il risultato del mio ozio inarrestabile e compulsivo. La casa è invasa da oggetti che non ricordavo più nemmeno di avere!! E il peggio è che, per quanto la metà di essi siano soltanto real cianfrusaglie, non ho il coraggio di buttare niente! Sono ancora in alto mare, e temo che ne avrò ancora per parecchio, considerando che una volta che mi metto in testa di fare qualcosa trovo sempre il modo più lungo e complicato per portare a termine un compito.

Ho anche deciso di rimettere la pedana della batta dall'altra parte della sala, e di sopraelevarla su "zoccoli" di isolgomma supercompresso. E dagli di trapano, sega, cacciavite (almeno quello è elettrico), martelli e pinze... per la gioia di Valentina che deve fare i compitini per l'agenzia letteraria! E poi, non contento, realizzerò una sala nella sala, rinchiudendo il mostro azzurro tra pareti isolanti che mi consentiranno finalmente di sfanculare i beceri vicini. Non capisco davvero come possa un pò di batteria sotto alle chiappe dare qualche fastidio...

lunedì, dicembre 04, 2006

La sala rossa


Finalmente ho preso una decisione. Mettere ordine nella mia vita. E questo significa iniziare dalla sala rossa. O meglio, mettere ordine nella sala rossa significa mettere ordine nella mia vita. Dopo prove, concerti e spostamenti ingiustificati di cavi, materiale e strumenti vari la sala è diventata peggio di un deposito merci abbandonato. Mi prenderò due giorni dal mio abituale amato compellente ozio per dedicarmi alla monumentale opera di riordino.Auguratemi buona fortuna. Mi mancherete in questi giorni, spero di uscirne vivo...

venerdì, dicembre 01, 2006

I figli degli uomini


Un film bellissimo. Bellissimo. Bellissimooooohhhh!!! Un film realizzato con grande cura, visionario, impegnato e coerente. Un film che ci inchioda alla poltrona, una rasoiata sulle nostre coscienze assopite. Un film che, come V, fa riflettere e ci mette di fronte alla cruda realtà della nostra storia, del nostro tempo e della nostra natura umanamente bestiale. Cuaròn, un autore dotato di una forza e di una delicatezza ormai così rare nelle pellicole di grandissima distribuzione, ci regala questa straordinaria interpretazione del testo di James, una storia di inaudita violenza e ferocia. La violenza di cui si parla è quella stessa violenza che in tutto il mondo, in questi anni, in questo istante stesso, miliardi di vite stanno subendo. Una violenza ingiusta (esiste una violenza giusta?... Jean Bergeret la chiama violence fondamentale), una violenza rivoltante e disgustosa, dettata dai nostri egoistici istinti subumani, messa in atto attraverso gretti meccanismi “politici” che di questi istinti sono la manifestazione immediata e tangibile.

E proprio tuffandosi in questo mondo impazzito di violenza e dolore, Alfonso Cuaròn ci mostra una via possibile per fermare questa danza macabra che l’umanità inscena dall’alba del nostro Tempo. Il protagonista, Theo Faron, riprende il messaggio del grande, immortale Ghandi. Lo riprende e va addirittura oltre: non ripudia coscientemente la violenza generata dall’aggressività (l’erotizzazione della violenza). Questa violenza, semplicemente, la ignora come possibilità. Agisce come se non esistesse, come se non fosse neanche un’opzione di scelta di fronte agli eventi che innescano le sue reazioni. E se sembra che il suo messaggio di pace passi in secondo piano nella realtà apocalittica e infernale di un’Inghilterra del 2027 sconvolta dalla guerra civile, esso non può che risultare ancora più evidente quando ci accorgiamo che durante tutto il film Theo non impugna mai, nemmeno per un istante, un’arma. Nemmeno quando noi stessi, assuefatti e anestetizzati alla violenza propinataci sotto ogni forma e sostanza da innumerevoli media – cinema e televisione in primis, ci aspettiamo di vederlo prendere il primo mitra che gli capita a tiro per “regolare i conti” con l’assassino di sua moglie. Anzi, non ce lo aspettiamo, quel momento. Piuttosto, ce lo pregustiamo. La cultura superficiale che ci viene inculcata da un senso comune inquinato dalla massificazione del pensiero ci impone di anelare a questa falsata e distorta catarsi. Ci sembra la soluzione più logica, più sensata… in fondo siamo al cinema, è solo un’altra storia di fantasia. E invece non succede. Passiamo accanto alle armi abbandonate sul campo di battaglia insieme a Theo, sono a un passo da noi, le guardiamo giacere incustodite tra le mani di corpi senza vita, e strisciamo evitando le pallottole tra le macerie, con l’assassino della persona che più amiamo al mondo a pochi metri davanti a noi. Ed ecco la svolta. Ignoriamo le armi, ignoriamo l’odio e la vendetta e ci concentriamo sulla cosa che più conta: la vita. Non solo la nostra vita, ma quella che dona respiro al mondo che ci circonda e che verrà dopo di noi. Non più un egoistico bisogno di vendetta e “giustizia”, ma la necessità di muovere un passo verso il futuro dell’umanità, attraverso un atto di pace e d’amore.

E’ di questo che abbiamo bisogno oggi, più che mai. Non di guerra, ma di pace. Non di vendetta, ma di amore. E non datemi del cristiano, la mia morale profondamente laica ne riceverebbe un duro colpo…